Con questo articolo mi propongo di riflettere sulle letture consigliate e di considerare alcuni apporti italiani al tema. Essendomi confrontata in altre occasioni con questo argomento mi limito a considerarne ora solo alcuni aspetti; più precisamente mi focalizzo su quelli che per me hanno rappresentato, e insieme, aggiunto sorpresa, significato e nuova comprensione. Così dapprima mi concentro sul funzionamento del diritto d’autore
- proponendo la metafora della torta presa in prestito da Simone Aliprandi un« giovane e attivo avvocato che da anni si dedica all’attività di divulgazione in materia di diritto d’autore e specificamente di nuovi modelli di gestione del diritto d’autore (copyleft, open content, Creative Commons…)» e
- riportando pratiche e opinioni critiche su alcuni espedienti usati per bloccare la diffusione delle opere: SIAE – DRM.
Successivamente rivolgo l’attenzione sulle soluzioni indicate da Fogel per superare il concetto di copyright.
Per quanto concerne il primo punto propongo
la mia Trasposizione de LA METAFORA DELLA TORTA
Per quanto riguarda il secondo ricorro a due articoli apparsi su due importanti quotidiani nazionali e ad articoli ricavati dal sito web InterLex.
Sergio Rizzo nelle colonne del Corriere della sera del 26 giugno 2012 denuncia La grande famiglia dei dipendenti Siae Quattro su dieci legati da «parentela. Stipendio di 64 mila euro e benefit: bonus lavanderia e di penna. Eppure ci sono 189 cause di lavoro»
Anche Guido Sforza nell’articolo «Siae: sprecona e ultima monopolista», pubblicato ne Il Fatto Quotidiano online del 29 settembre u.s., denuncia gli sprechi della SIAE, la Società Italiana degli Autori ed Editori la cui funzione istituzionale è la tutela del diritto d’autore, definendola «la peggiore tra le società di gestione ed intermediazione dei diritti operanti in Europa.»
Il ricorso a DRM, Digital Rights Management, ovvero “gestione dei diritti digitali, è per Andrea Monti una limitazione della libertà ottenuta attraverso l’ incorporazione nei sistemi delle routine di software che impediscono determinate operazioni.
Corrado Giustozzi sostiene che I meccanismi di DRM non funzionano e non funzioneranno mai e si chiede « quanto tempo ci metterà l’industria a capire che il controllo tecnologico sui dispositivi è sbagliato ed antistorico, e a cambiare di conseguenza il proprio atteggiamento. Purtroppo, come ci dice ancora A. Monti (DRM: l’inaccettabile limitazione dei diritti dell’utente) non sembrano esserci molti segnali che inducano all’ottimismo.»
Ne La promessa di un mondo senza copyright Karl Fogel afferma «La storia del copyright ci spiega come esso sia nato per proteggere un modello di business e non gli interessi degli artisti. E sia stato originato dalla censura.»
Dice inoltre
« [ … ] Ciò per cui le aziende discografiche combattono è molto più grande. Combattono per mantenere uno stato mentale, un’attitudine verso il lavoro creativo, la quale dice che qualcuno deve possedere i prodotti della mente e controllare chi può copiarli […]»
Ma soprattutto prospetta delle vie d’uscita col ricorso al sistema della soglia di garanzia e al sistema della donazione volontaria «si può arrivare al superamento del concetto di copyright, in un mondo in cui la creatività non sia dominata dal denaro. L’alternativa è ritornare alla censura.» Ci elenca le fasi in cui si articola il sistema di garanzia:
- l’autore di una nuova opera comunica in anticipo quanti soldi saranno necessari per la realizzazione dell’opera; questi soldi costituiscono la “soglia”.
- Un’organizzazione di intermediari raccoglie dal grande pubblico le garanzie con diversi importi. Quando il totale delle garanzie raggiunge la “soglia” l’intermediario stipula con l’autore un contratto in cui vengono inserite le garanzie raccolte.
- Quando ci sono i soldi per raggiungere lo scopo desiderato, a ciascuno viene chiesto il pagamento della quota di garanzia.
L’intermediario tiene impegnati i soldi, pagando l’autore secondo una scaletta con esso stabilita nella fase di negoziazione del contratto. Il resto dei soldi verrà pagato quando il lavoro sarà completato e reso pubblicamente disponibile non solo ai contribuenti del fondo ma in generale a chiunque. Se l’autore non conclude il lavoro, l’intermediario restituisce i soldi ai contribuenti del fondo.
Del metodo sono in grado di fornire almeno due esempi con i progetti di due amici:
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Creative Commons: guía de usuario Un manual completo con una introducción teórica y sugerencias prácticas. (Simone Aliprandi).
Mi sembra una via praticabile anche se non mancano gli svantaggi come si evince dalla lettura della voce Crowdsourcing su Wikipedia.