#OT12 – Una OER per gli studi sulla traduzione

Accogliendo con curiosità e interesse il suggerimento di esaminare una risorsa OER sulla teoria e sugli studi della traduzione, ho modo di dare una soluzione al problema di identificare la visuale da cui osservare quanto proposto da OT nel corso della terza settimana.

Indirizzo così l’attenzione sui concetti di base e sulla terminologia degli studi della traduzione grazie ai quali ottengo una panoramica

Ho modo di rendermi conto, fra le altre cose, che la traduzione significa qualcosa di più della sostituzione di parole in una lingua con quelle di un’ altra, è il tentativo di portare due culture insieme; la natura della traduzione dipende da tre fattori: «la natura del messaggio da tradurre, lo scopo dello scrittore o traduttore, e il tipo di lettori» (E.Nida); la traduzione può essere definita di successo se comunica il messaggio SL al lettore.

Altrettanto illuminante si rivela l’analisi dei seguenti temi: a) le teorie della traduzione, b) la traduzione post coloniale, c) la svolta culturale nella traduzione, d) tradurre in un mondo globalizzato, e) il ruolo del traduttore, f) le categorie della traduzione; g) la traduzione dei testi religiosi; h) la traduzione oggi: il linguaggio del commercio, mediazione tra due lingue, doppiaggio e sottotitoli nei film, traduzione automatica; i) il futuro della traduzione.

Concludendo affermo che, essendo questo un terreno per me inesplorato, sono rimasta favorevolmente impressionata dalla risorsa che ho trovato molto efficace perché mi ha offerto un quadro di riferimento soddisfacente entro cui collocare le problematiche legate alla traduzione.

#OT12 Alcune considerazioni

Alla conclusione della seconda settimana di OT12 e strumenti di traduzione desidero esporre alcune osservazioni. La prima riguarda la soddisfazione diretta conseguenza dell’atto di impudenza che ho praticato quando mi sono iscritta al corso, pur sapendo di non avere le competenze di lingua per potermi confrontare con le attività (di traduzione) proposte. Mi riferisco a quanto è stato prospettato in questa seconda fase:

Personalizzando la modalità della mia presenza e d’intervento ho alternato la lettura dei dibattiti che hanno luogo nei vari forum con la consultazione del materiale proposto, grazie al quale ho visto dispiegarsi uno scenario affascinante e ricco di attrattive e stimoli. Ammetto di aver gioito al pensiero che, se non avessi compiuto quell’iniziale atto di coraggio, forse non avrei avuto la possibilità di aprire nuove finestre e abbattere altre barriere.

Anche la seconda considerazione ha a che fare con uno stato emotivo di intima soddisfazione che risulta rinfrancata dalla constatazione che ciò che sto scoprendo è entusiasmante e confortante ad un tempo dato che è in sintonia con i miei  valori che sono con quelli che ispirano il movimento della traduzione aperta. Sono ideali che necessitano di essere ravvivati in un mondo in cui, citando Z. Bauman, l’ordine dell’egoismo sembra aver preso il sopravvento su quell’ordine della solidarietà.

Per ultimo osservo che sto partecipando a tre corsi #OT12 #oped12 e # CFHE12 che condividono la caratteristica di essere Mooc e l’utilizzazione/promozione delle OER, pur presentando diversità nella progettazione.

Traduzione Aperta descrive un settore della pratica emergente al crocevia di tre movimenti di cui ho voluto sintetizzare i tratti distintivi in un’immagine che di seguito propongo:

Voglio sperare che la Comunità dei traduttori in un prossimo futuro possa prosperare e diffondersi sempre più.

#oped12, Vigilare per garantire le risorse aperte

http://oerwiki.iiep.unesco.org/index.php?title=UNESCO_OER_Toolkit/Finding_and_Using_Open_Educational_Resources&oldid=8630 this links to an old version of the site. It has since been vandalized. I’ve left it as is as a discussion topic: i.e. maintenance of openness /questo link conduce a una vecchia versione del sito. Da allora è stato vandalizzato. L’ho lasciato come é come un argomento di discussione: cioè la manutenzione di apertura.

La citazione è riportata dalla newsletter giornaliera «Apertura in materia d’istruzione» del 22 ottobre u.s.

Si tratta indubbiamente di una frase ad effetto formulata allo scopo di catturare l’attenzione del lettore e indurlo a porsi domande.

Cosa è necessario conoscere per poter contribuire alla discussione?

a) Interpretazione dell’acronimo Unesco, b) definizione, c) identificazione dello scopo, d) anno di fondazione.

Ho consultato la pagina di Wikipedia versione italiana e l’amarezza iniziale, che si era fatta strada nel mio animo venendo a sapere dell’atto di vandalismo al sito dell’Unesco, si è consolidata, fino a ispessirsi, leggendo l’appello posto ad inizio di pagina.

Il potere politico potrebbe esercitare la sua autorità  decidendo di «[…] imporre a ogni sito web (ivi compresa Wikipedia) la rettifica o la cancellazione dei propri contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine o anche della propria privacy […]».

Solo qualche ora prima avevo condiviso su Facebook il  post Internet Governance: ecco perché siamo preoccupati.

Con tristezza ho dovuto riconoscere che a distanza di sessantasette anni dalla fondazione dell’UNESCO è quanto mai importante  non abbassare la guardia «nella tutela del patrimonio culturale esistente, promozione dell’educazione, delle scienze e della cultura» perché gli attacchi ai beni comuni sono ricorrenti e metodici.

 

 

#oped12 Apertura all’insegna della sostenibilità

Mi sono avvalsa sia della radio che del web alla ricerca di ispirazione per dare il mio contributo a quanto è oggetto di disamina della quarta settimana di corso.

Ho ascoltato l’intervista che Anna Maria Giordano ,conduttrice di Radio3Mondo, ha fatto a Mitchell Baker nel corso della seconda giornata del  festival Internazionale a Ferrara 5-6-7 ottobre 2012. L’intervistata, come è noto,  è presidente della Mozilla Foundation, una organizzazione non-profit che si propone di promuovere l’apertura, innovazione e opportunità su Internet.

 

 

Avendo intercettato un tweet che conferma questa visione, lo riporto «x noi di Mozilla il primo pensiero non è commerciale, ma fare crescere la rete e dare un servizio aperto alle persone».

 

 

Ho consultato la presentazione  di David Wiley Openness and the Future of Education  (2008) in cui, fra le altre cose, il professore definisce i termini «Open, adj» descrive artefatti didattici:
–  Libri aperti, Open Educational Resources, Open Courseware (Open Source Software)
–  Il materiale didattico liberamente condiviso con le autorizzazioni a svolgere le “4R” attività
– 4R Riusare – Ridistribuire – Rivedere – Remixare

– […]

 

Infine ho visionato il video  Openness in Education  in cui Stephen Downes illustra i principali elementi di apertura in materia di istruzione, compresi i tipi di apertura, i tipi di licenze, modelli di sostenibilità, e le questioni connesse.

In tutte le fonti l’apertura è intesa come possibilità, disponibilità, accessibilità.

La palpitazione, sintomo del riconoscimento di qualcosa di importante,  è arrivata quando mi sono avvicinata al concetto di sostenibilità.

È stato prorpio a questo punto che ho individuato l’angolo di visuale che prediligo nel considerare l’apertura.

Ma che cos’è sostenibilità e quali sono i suoi principi?

Ho ricavato da www.portaledellasostenibilita.it  la definizione

« […] il concetto di sostenibilità implica la capacità di un processo di sviluppo di sostenere nel corso del tempo la riproduzione del capitale fisico, umano, sociale e ambientale […]»

e i suoi presupposti

«valori, conoscenza, rispetto dell’ambiente, partecipazione».

 

Il collegamento a  Serge Latouche, economista, scrittore, docente di Scienze economiche all’Università di Parigi, autore del saggio, Breve trattato sulla decrescita serena, è stato naturale.

Per guardare  l’intervista a Serge Latouche in cui spiega il suo pensiero, cliccare qui

Pe una sintesi Le 8 R from decrescita.

 

***

Mappa n° 3

Licenze e protezione dei contenuti

 

 

#mobimooc12. Riflessioni conclusive

MobiMooc12 sta volgendo al termine, il 30 prossimo chiuderà i battenti, è tempo  che io faccia un bilancio di questa mia nuova esperienza di cMOOC. Non nego che la sua conclusione affievolisce il senso di insoddisfazione che mi ha accompagnato in queste settimane, un’inquietudine dovuta al fatto che non sono riuscita a interagire in modo conforme a quanto preventivato. Mi rimprovero di essermi lasciata disturbare dagli aggiornamenti giornalieri relativi ai forum di discussione a cui mi sono iscritta, ipotizzando di essere in grado di interagire fluidamente. Così non è stato pur non essendo mancata l’interazione attraverso questo mio blog, la condivisione di risorse col gruppo mobimooc su Facebooc, qualche intervento in lingua inglese nel forum di discussione globale. Non dimentico  lo scoglio della lingua che in questo contesto ha fatto sentire maggiormente la sua influenza inibitoria.

Nonostante ciò mi ritengo soddisfatta per l’apprendimento acquisito e soprattutto per lo squarcio operato nel pianeta mobile learning che  pregiudizialmente avevo ritenuto a me precluso.

Sì, #mobimooc12 si è rivelato una valida bussola.

fonte wikimedia

Ora potrò dedicarmi a tempo pieno a #oped12, in attesa dell’avvio di #CFHE12.

 

Post correlati (in ordine cronologico)

Esplorazione degli spazi di #mobiMOOC

#mobiMOOC12: condivisione dei segnalibri tramite Delicious

#mobiMOOC12: gruppo Google

#mobiMooc, Introducing myself

#mobiMooc, The basic concepts

#mobiMooc2012, Possible or probable?

#mobimooc2012, Sulla condivisione degli strumenti mobili e sul curriculum mlearning

#oped12 Contenuti aperti

 

Flashback primo  

Flashback secondo  ( sui dati aperti in Italia…).

 

 

Una curiosità «La modalità a cattedrale è usata dagli editori di enciclopedie commerciali […] la modalità a bazar è quella utilizzata da Wikipedia»

 

 

Una mappa: fattori che ostacolano il riutilizzo dei contenuti aperti

 

La mappa elaborata con Cmap Tools è la trasposizione della tavola 3 reperita in

BUILD IT AND THEY WILL COME? – INHIBITING FACTORS FOR REUSE OF OPEN CONTENT IN DEVELOPING COUNTRIES

Una domanda: come fare per iscriversi a #oped12 Diigo Groups?

 

 

 

#OCL4Ed – Bilancio conclusivo

Con la sessione 5 si conclude il seminario gratuito online Licenze open content per gli educatori e studenti che vogliono saperne di più sulle risorse educative aperte, diritti d’autore e licenze Creative Commons.

La domanda sottesa all’intera sessione è «Quale licenza devo usare per le risorse educative aperte che ho creato?»

Anche in questa occasione ritengo opportuno segnalare, per un celere recupero, le risorse per lavorare:

  1. Video – Frances Ferreira
  2. Introduzione
  3. Le libertà fondamentali
  4. La Free definizione Opere Culturali
  5. FCW ha approvato le licenze
  6. Tecnologia problemi

Ho affido a un tweet il mio messaggio per Ferreira Frances per condividere un pensiero: la mia preferenza va alla lettura rispetto alla visione di un video del quale gradisco la trascrizione del testo. Con il tweet ho voluto portare a compimento un compito e contemporaneamente evidenziare quella che sembra essere una disattenzione generalizzata. In questo seminario l’uso dei video è stato generoso e, data l’assenza di qualsivoglia trascrizione del testo , è da dedurre che sia dato per scontato che la soluzione adottata sia accessibile a tutti.

Fra le risorse ho apprezzato specialmente l’introduzione volta a  fornire le informazioni agli educatori e le istituzioni educative con le quali sipossono prendere decisioni consapevoli al momento di scegliere le licenze contenuto aperto. Non sono proposte ricette preconfezionate nè indicati i  criteri per decidere; la soluzione adottata è affidata ad alcune domande con le quali l’autore è invitato a immaginare l’uso del proprio lavoro; a pensare ciò che gli utenti potranno fare con quel lavoro; a confrontarsi sull’accessibilità del lavoro a prescindere dal fatto che sia usato per scopi commerciali o non commerciali; a decidere se concedere o meno la possibilità di migliorare il proprio lavoro; a confrontarsi sulle condizioni di condivisione.

Interessante è risultata, a mio avvio, la discussione in ambito OER riguardante la questione della non-commerciale (NC) restrizione. Ne propongo una sintesi.

Molti sostenitori della cultura libera citano i principi di libertà di espressione (articolo19) e i diritti alla remunerazione equa e soddisfacente (articolo 23)  Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite come una ragione per non escludere il diritto di guadagnarsi da vivere attraverso OER. Altri sostenitori dell’istruzione gratuita sostengono che i fenomeni di «conversion, and enclosure» garantiscono l’inclusione di carattere non commerciale della restrizione (si veda ad esempio Downes 2011) . Per conversione  è da intendersi  l’appropriazione da parte dei fornitori commerciali del contenuto gratuito e aperto e delle risorse  L’intento di questi fornitori è quello di ottenere ciò che si può trovare gratuitamente per convertirlo in un vantaggio commerciale. Dopo aver creato un prodotto commerciale, il provider  trova che oggi la sua concorrenza principale deriva dall’originale alternativa non-commerciale . Quindi, è necessario  rendere l’accesso alla originale non commerciale sorgente più difficile, se non impossibile.

 

Non resta che esprimere una valutazione critica del seminario e dei risultati raggiunti, tenendo conto degli aspetti positivi e negativi.

Attraverso il seminario ho sviluppato la mia conoscenza su entrambi gli ambiti, OER e Licenze Creative Commons; sono convinta che gli organizzatori possano dirsi soddisfatti sia della qualità della proposta che dei risultati raggiunti. Reputo rilevanti sia le risorse che i materiali forniti; ho trovato chiare le istruzioni per le attività formative interessanti le attività di apprendimento. La maggiore difficoltà, per altro già segnalata, è riconducibile all’assenza della trascrizione dei video riconosco però che c’è un’unica eccezione rappresentata da Downes al quale riconosco sensibilità e coerenza.

Ho avuto modo di evidenziare nel post dedicato alla prima sessione di #OCL4Ed la mia interazione con gli altri corsisti  producendo messaggi microblog in lingua inglese (ed è stata per me una conquista), leggendo spesso e seguendo i messaggi di microblog  dei partecipanti,  inserendo qualche breve intervento nei forum di Moodle.

La tecnologia preferita per accedere ai materiali didattici  è stata WikiEducator; per orientarmi mi sono avvalsa di Ask OERu la comunità sviluppata sul forum e articolata in domande risposte, all’inizio del corso, prima del suo effettivo avvio.

Non sono interessata al rilascio di un attestato di partecipazione ma mi farebbe piacere se esistesse l’opzione di un distintivo rilasciato dalla Fondazione OER da visualizzare sul mio sito web.

Raccomando ad altri senza riserve il workshop OCL4Ed che verrà primaa  poi riproposto.

#OCL4Ed Riflessioni sulla quarta sessione del laboratorio

Nel corso di questa sessione sono introdotti gli strumenti gratuiti giuridici offerti da Creative Commons che gli educatori possono utilizzare per affinare il loro copyright.  Segnalo, come di consueto per un celere recupero, le risorse per lavorare:

  1. Video segnale – Cathy Casserly
  2. Introduzione
  3. Le basi delle Creative Commons
  4. Le sei licenze Creative Commons
  5. Tre strati di una licenza Creative Commons
  6. Remix compatibilità tra le licenze Creative Commons
  7. Riassunto

La lettura dei dati biografici che anticipano la visione del video di Catherine Casserly mi permette di fare chiarezza sul significato dell’acronimo CEO che in più occasioni ho incontrato ma la cui ricerca di soluzione ho procrastinato per troppo tempo. Qui l’acronimo non è usato nell’accezione della figura mitologica , designa invece chief executive officer (CEO, American English) che corrispondente alla carica di Ad, amministratore delegato, in Italia.

Il mio primo cinguettio richiesto dalle attività della sessione riguardanti le licenze Creative Commons corrisponde al titolo di un elaborato di cui ho parlato in altre occasioni «Licenze Creative Commons, la soluzione al diritto d’autore nell’e-learning nell’era digitale».

Grazie alla traduzione del filmato che ho trovato nel sito di Creative Commons Italia  ho la possibilità di guardare e comprendere il video di Justin Cone: “La creatività si basa sul passato” del quale annoto qui le battute che maggiormente mi hanno convinto:

La creatività costruisce sempre sul passato … Le leggi sul diritto di autore limitano il tuo accesso al passato…E se potessimo prendere in mano la legge?…con una licenza CreativeCommons puoi! …E` gratuita e libera.

Vi scorgo lo svolgimeno di un ragionamento che attribuisce un ruolo cardine alla consapevolezza, al senso critico, all’inventiva oltre che alla determinazione che l’autore deve esercitare per tutelare la sua produzione.

Assecondando  la visione di un altro videoWanna lavorare insiemeproposta la per avere una panoramica di Creative Commons, scopro che la versione italiana, prodotta dal Comune di Modena,  è curata dall’amico Simone Aliprandi.

È a questo punto che decido di visitare la pagina del gruppo aperto Copyleft-Italia  su Facebook « è un progetto indipendente di divulgazione e informazione, una sorta di osservatorio virtuale sul copyleft inteso come fenomeno sia giuridico che culturale, nonché su tutte le nuove istanze d’innovazione dei modelli di diritto d’autore…» per vedere cosa bolle in pentola.

Seguendo i vari links arrivo ad esplorare il portale dati.gov.it e quello regionale dati.veneto.it;del primo leggo la sezione Voglio capire dove «vengono raccolte informazioni più approfondite sul tema dei dati aperti e sulle iniziative ad esso collegate» e incuriosita perlustro Infografica la pagina articolata in sezioni plurime fra cui:

Staziono in particolare sulla mappa che visualizza «la distribuzione geografica delle amministrazioni che rilasciano open data». Vale la pena di ispezionarla per bene. Leggendo la pagina, intitolata Applicazioni, mi rendo conto che ho un mondo tutto da esplorare del quale so molto poco.

La sensibilità sviluppata nei confronti delle  licenze Creative Commons mi induce a prestare attenzione alla  licenza Italian Open Data License v2.0.

Ora, grazie a questi altri tasselli aggiunti ad un puzzle che appare sempre più sfaccettato, divento cosciente che la percezione del legame esistente tra vari elementi, ha fatto maturare in me la decisione, risalente ad alcuni mesi fa, di chiedere l’iscrizione al gruppo chiuso su Facebook denominato Gli Stati Generali dell’Innovazione «nati per iniziativa di alcune associazioni, movimenti, aziende e cittadini convinti che le migliori opportunità di crescita per il nostro Paese sono offerte dalla creatività dei giovani, dal riconoscimento del merito, dall’abbattimento del digital divide, dal rinnovamento dello Stato attraverso l’Open Government».