#etmooc #ltis13 Mappa: sorveglianza, intercettazioni, attacchi mirati

Propongo una mappa su  un tema quanto mai attuale come si evince dagli articoli di oggi pubblicati da

sorveglianza

Cliccare su «Sorveglianza intercettazioni e attacchi mirati» per accedere alla mappa.

Anche per questa mappa sono partita dalla lezione su cyberspazio di radio3scienza, integrando con altre risorse di cui viene fornito l’URL.

Ho incominciato a leggere, partendo dal Glossario, l’ebook Autistici & Inventati 10 anni di hacking e mediattivismo a cura di Laura Beritelli

Kaos

 

È interessante.

 

 

 

#etmooc – Digital storytelling, foto e gif animate

È venuto il momento di tirare fuori dal cassetto e condividere le narrazione che nel corso del tempo ho elaborato; nel farlo voglio ricordare anche il processo attraverso cui le ho realizzate.

Dopo la visita alla mostra La Natura secondo De Chirico –  (testo inglese qui) – allestita  al Palazzo delle Esposizioni a Roma nel 2010,  seguendo le indicazioni contenute nel Dossier pedagogico omonimo, uno strumento che «accompagna la visita e fornisce chiavi di interpretazione [… ] per comprendere i linguaggi dell’arte, i movimenti e i protagonisti» ho voluto cimentarmi in una delle attività proposte e per divertirmi ho realizzato il mio autoritratto con la tecnica del collage, utilizzando le immagini degli oggetti prescelti  recuperate in rete.

Questo  è il risultato: versione 1

Successivamente ho realizzato una seconda versione dello stesso soggetto, utilizzando un servizio di elaborazione di foto online, che permette di modificare le foto e di creare effetti divertenti (LoonaPix).  In questa variante la stessa immagine è diventato uno dei quadri esposti in una mostra di pittura. Trovo che la soluzione crei un contesto gradevole e  simpatico.


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Con un’applicazione web based ho infine ottenuto queste gif animate

gif creator onlinevisit www.loogix.comLooGix

gif creator online

Per il momento mi accontento di questi risultati ma fra i miei obiettivi c’è quello di saper padroneggiare GIMP col quale mi sono confrontata ma con risultati ancora modesti.

La lettura del post Cape Scott Adventures – A digital story! #ETMOOC  mi ha fatto venire in mente che amo  affidare alla pagina (web) i ricordi dei viaggi dei quali segnalo i links:

  1. Visita a Palazzo Koch
  2. (Resoconto del viaggio) Alla ricerca del Graal nei post: Glastonbury, Chalice WellCadbury – Camelot.
  3. (Viaggio a Dublino e dintorni) 22 agosto rientro a casa
  4. Roma (ancora) caput mundi / homo sapiens
  5. In treno verso Klee.

Concludo segnalando il canale youtube Raccontamiunastoria della Compagna di Storytelling e il festival internazionale (fonte d’idee), e comunicando che ho in mente di provare Popcorn Maker per il quale devo trovare l’argomento, ma confido nell’adagio «La notte che porta consiglio».

#OT12, Traduzione aperta, un altro mooc

Che cosa è? Traduzione aperta, strumenti e pratiche; tag #OT12; data d’inizio è il 15 ottobre; la conclusione è prevista per 8 dicembre p.v.

Come funziona? il contenuto proposto è a disposizione di tutti, per poter partecipare ai forum è necessario registrarsi su OpenLearn. L’impegno settimanale richiesto è stimato di circa due o tre ore per letture, strumenti e risorse, esplorazione delle discussioni del forum; altre ore sono necessarie per chi vuole lavorare sulle attività di traduzione. Essendo MOOC è aperto, tutti possono partecipare indipendentemente dalla combinazione linguistica, tuttavia è previsto che la maggior parte dei corsisti MOOC abbia  l’inglese / spagnolo come loro lingue principali. È prevista la creazione di una serie di eventi sincroni (con il Elluminate piattaforma on line), che saranno registrati per la fruizione differita.  Alle sessioni parteciperanno membri della comunità Open Translation e membri del team Global Voices Lingua. Alla conclusione è possibile ottenere un attestato di partecipazione.

Chi lo fa? Open University’s LabSpace

Perché è significativo? Il corso offre l’opportunità di avere un po ‘esperienza di prima mano con gli strumenti di traduzione e le pratiche aperte, più in particolare:

  1. • I vantaggi e gli svantaggi di traduzioni automatiche di lingue naturali
    • Traduzione professionale rispetto Open Translation
    • Una panoramica dei più diffusi strumenti di traduzione aperti
    • Assicurazione di qualità nella traduzione
    • Uno sguardo in alcuni interessanti progetti di traduzione aperte
    • Le sfide legate ai processi di traduzione collaborativa (flussi di lavoro, ruoli e responsabilità)
    • Traduzione risorse educative aperte
    • …

Perché ho deciso di partecipare? Sono curiosa di natura, combatto «il pericolo dell’isolamento linguistico», cerco occasioni di immersione e contaminazione linguistica nella speranza che almeno le resistenze psicologiche si allentino grazie a un contatto prolungato con la lingua che studio.

Mia modalità di partecipazione. Ho scelto di non ricevere newsletter via email su OpenLearn, nè mi sono  iscritta al feed RSS del corso, tuttavia ho salvato il link nei segnalibri. Non parteciperò alle attività e alle discussioni per i motivi che in più occasioni ho esplicitato, ma che ancora ricordo, una competenza della lingua inglese modesta. Sfoglierò il materiale, ma non sarò un lurker completo giacché terrò traccia di questa nuova esperienza di apprendimento, con la certezza che le emozioni non mancheranno.


Stiamo evolvendo verso un mondo monolingue?

Buttando l’occhio sul sito IEML per verificare la presenza di novità, ho scoperto che ad opera di Jonathan Pool le faq si sono arricchite di una nuova voce.  Letto velocemente l’intervento che a causa della  sua specificità ho compreso solo parzialmente, incuriosita dal tema introdotto, ho deciso di seguire e aprire il link segnalato.

Il risultato finale dell’esplorazione complessiva da un sito web ad un altro sito si sostanzia nella scaletta che di seguito presento:

  • Faq IEML,
  • Panlex.org,
  • Progetto Rosetta,
  • Glossario globale,
  • Online utility. org,
  • Bbc strumenti digitali,
  • Forbes  e Globish,
  • Basic_English.

Il filo conduttore  che unisce e accomuna le diverse risose, con l’eccezione delle ultime due in elenco,  è costuito dal problema comunicativo fra le diversità linguistiche, tema questo a cui sono particolarmente sensibile come si può ricavare da alcuni miei interventi, per esempio qui e qui 

Come risolverlo?  Con gli strumenti del cyberspazio, se svariate sono le applicazioni informatiche disponibili, comune è l’uso del computer e di Internet.

Una brevissima interpretazione d’insieme per ciascuna risorsa, unitamente all’esplicitazione dei temi principali affrontati potrà essere d’aiuto per conservare una traccia del contenuto.

Mi sono già intrattenuta su IEML  qui  e qui, aggiungo perciò solo pochi elementi. Il progetto mira a a creare una lingua artificiale progettata per essere gestita  dal computer e in grado di esprimere le sfumature semantiche e pragmatiche delle lingue naturali. Questo metalinguaggio può essere utilizzato per includere la gestione della conoscenza semantica e l’indirizzamento dei dati digitali.

PanLex, alla base del progetto sta la visione che  migliaia di linguaggi umani possono prosperare nel futuro a lungo termine, è pensato per contribuire a rendere tutti i linguaggi umani utili per la comunicazione globale, facilitando la traduzione di qualsiasi parola di qualsiasi lingua in qualsiasi altra lingua.  Come opera? attraverso la consultazione di migliaia di dizionari sta costruendo un datatbase open source, ancora in fase di sviluppo.

Progetto Rosetta è una collaborazione globale di specialisti di lingua e di madrelingua che lavorano per costruire una biblioteca digitale delle lingue umane accessibile al pubblico; collabora strettamente con PanLex presso la Fondazione Long Now. Il progetto Rosetta sta lavorando per costruire una raccolta digitale  di documentazione aperta e pubblica nel mondo di circa 7.000 lingue. Accanto a questa collezione digitale, il progetto ha creato anche il Rosetta Disk, un backup analogico progettati per durare per migliaia di anni.

Glossario globale è un dizionario online, organizzato come una raccolta di glossari bilingue. Ciò che lo distingue dagli altri dizionari online è rappresentato dalla sua grandezza, conta milioni di voci, è massicciamente multilingue, che copre molte combinazioni di lingue, è costruito interamente elementi open-source. Glossario globale è stato creato per portare tutti i dati dei molteplici dizionari open source presenti in internet in un unico luogo, facendo in modo che la loro produzione sia facilmente accessibile a tutti.

Forbes  e Globish, la rivista americana prendendo in esame la lingua inglese rileva che  è la lingua globale del business, ma  è anche la lingua nativa di poche persone, ed è notoriamente difficile da imparare. La globalizzazione comporta la necessità di un linguaggio globale  e il predominio della lingua inglese sembra inevitabile per un buon tempo lungo. Quelli con il dono per l’apprendimento delle lingue si trovano in una posizione di grande vantaggio. Per tutti gli altri, perché non iniziare con Globish?

Online utility. org è un progetto che si propone di fornire il maggior numero utilità del computer on-line  a tutti gli utenti di tutto il mondo. L’uso è   gratuito. Si sostanzia in alcuni strumenti software online rivolti agli studenti di lingua inglese, insegnanti, giornalisti, scrittori, studenti; il software in particolare può essere utilizzato nella didattica, nell’apprendimento, nella ricerca linguistica.

Basic_English. l’Inglese di base è una selezione di 850 parole inglesi, usate in semplici schemi strutturali,  è sia un linguaggio internazionale ausiliario  sia  una prima fase autonoma per l’insegnamento di qualsiasi forma di lingua inglese più ampio o standard. Un sottoinsieme, non si disimpara.

Aspirando a trarre un bilancio dei proventi della navigazione testé descritta posso ritenermi soddisfatta per una molteplicità di  ragioni prima fra tutte l’aver compreso che esistono diverse strategie per far sì che  la globalizzazione non comporti necessariamente la scomparsa della diversità linguistica.  Si veda a tal proposito l’articolo Strumenti digitali  per salvare le lingue grazie al quale ho potuto rivedere la mia perplessità, qui espressa, sull’opportunità di avere  wikipdia in versione  veneta. Su Facebook Noongwa e-Anishinaabemjig: People Who Speak Anishinaabemowin Today, un gruppo di persone che si incontra settimanalmente per imparare e conservare lingua e cultura  dà prova del fatto che strumenti moderni stanno ponendo degli argini alla disfatta dell’estinzione di molte lingue.

Una conferma di certe mie convinzioni e propositi e ad un tempo un’ ispirazione è quanto contenuto nella sezione Come imparare l’inglese che metterò in pratica mentre aspetto con trepidante curiosità, la risposta che P.Levy senz’altro non mancherà di dare alla domanda da cui ha preso avvio questo post.

# ds106. Terremoto in pianura padana emiliana_veneta

L’ispirazione di questo post viene da DS106

Il bisogno di liberare la paura, di dare voce alla paura che cerco di tenere a freno mi ha indotto a costruire una narrazione digitale per la quale mi sono avvalsa degli strumenti del web 2.0.

rete sociale
blog (post)
podcast
social bookmarking

provenienza dell’immagine: wikipedia.

Con la prima scossa, 20 maggio, mi si è presentata un’immagine per la quale credo sia superflua ogni spiegazione

  Un cane di grossa taglia si libera dalle pulci con una grattatina.

Smarrita, pungolata dal bisogno di comprendere, ho individuato domande che riguardano

  • il punto di vista geofisico dell’evento
  • implicazioni e conseguenze possibili
  • il punto di vista simbolico

I quesiti hanno trovato risposte nelle risorse che quotidianamente ho aggiornato, cercato e messo insieme, costituiscono ora  il mio primo stack pubblico (delicious).

Oltre ai giornali online, ai blog, questo per esempio, anche la radio si è rivelata una potente alleata nella ricerca di risposte, in particolare ho seguito e seguo Radio3scienza e Tutta la città ne parla. Della prima segnalo in particolare la puntata del 31 maggio dedicata alla storia dei terremoti messa a punto nella convinzione che le conoscenze passate possano essere d’aiuto oggi; della seconda rimando ai podcast di alcune puntate:

  • VOCI DALLA CITTA’ DEL 30.05.2012 Podcast della narrazione di Paolo Bricco, giornalista del Sole 24 Ore, in Emilia dal 20 maggio dove ha coperto tutti i poli produttivi (agroindustria, ceramica), venerdì aveva intervistato Mauro Mantovani, proprietario della Aries di Mirandola, tra le vittime di del 29 maggio 2012.
  • TUTTA LA CITTÀ NE PARLA del 31/05/2012
    Cercare le responsabilità, ricominciare subito, con Luca Martelli, Ferruccio Sansa, Mario Agnoli, Domenico Pesenti, Gianluca Ferraris, Mario Deaglio (podcast).
  • TUTTA LA CITTÀ NE PARLA del 04/06/2012
    Nel giorno del lutto nazionale l’Emilia trema ancora, con Flavia Paone Fernando Ferioli Saverio Cioce Romeo Pulzoni Serena Gaudino Giovanni Pietro Nimis Marco Santori.

Ho interpretato la segnalazione su Facebook dell’evento come un’esigenza condivisa, per quel che mi riguarda ha avuto l’effetto di alleggerire emozioni negative

Mentre la terra continua a tremare c’è chi con timore e tremore cerca di migliorarsi riflettendo sul senso profondo di questo luttuoso evento…

#change11 – Questioni di lingua

L’interazione, argomento dell‘ultima settimana di change11, e un articolo di A.K. hanno ispirato il presente post col quale mi propongo di riferire in sintesi l’interrogativo presentato da A K; di esporre l’ esperienza di chi ha usato nell’interazione personale la lingua madre in un corso frequentato da pubblico internazionale; di mostrare, infine, che la barriera linguistica può sollecitare e promuovere azioni  inedite, non convenzionali.

Multilitteratus Incognitus nel suo articolo, Change11,και οι γλώσσες πλην της Αγγλικής, ha sollecitato il punto di vista di chi nell’interazione in Mooc ha usato la lingua madre rinunciandovi poi, preferendo ad essa la lingua inglese. L’amico A.K nel suo post non ha trascurato di considerare che

tutti i supervisori del corso sono di lingua inglese, la ricerca su temi educativi e tecnologici in materia di istruzione è in inglese, che il multilinguismo non è un argomento dichiarato del corso.

Si tratta, a mio parere, di osservazioni appropriate e senz’altro condivisibili.

Osservo la questione dell’interazione, ricordando qualora fosse necessario, che ho una conoscenza superficiale dell’inglese, ciò mi ha spinto a usare la lingua italiana fin dalla partecipazione al mio primo corso connettivista (PLENK 2010); ancora adesso nell’interazione uso l’italiano. Non ho trascurato di dedicare impegno ed energie allo studio della lingua inglese, aspirando a migliorare le mie competenze, tuttavia per questioni diverse,  sentendomi insicura, mi riesce difficile argomentare in questa lingua.

L’alternativa è il silenzio, soluzione questa che francamente non mi convince nè mi entusiasma.

È indubbio che l’inabilità a usare la lingua franca per eccellenza presenta numerosi svantaggi fra cui senso di inadeguatezza, timore di esclusione, svariate limitazioni, talvolta disagio e spesso imbarazzo come ho segnalato in diversi interventi, per esempio  qui  qui e qui. Tuttavia, come spesso accade, dalle mancanze trova origine la ricerca di modi per lottare contro la propria e l’altrui emarginazione, determinando anche una vera e propria forma mentis; ho parlato di questo per esempio qui, qui e qui.

Ricordo ora gli escamotages a cui ho fatto ricorso per contenere o eludere le situazioni problematiche in cui mi sono imbattuta e per documentare le interazioni, in lingua inglese e non,  da cui trarre feedback di rinforzo:

  • archiviazione sistematica dei commenti in inglese coi quali ho espresso la mia presenza e vicinanza con il redattore del post;
  • preferenza per le connessioni con «i parlanti di English as a second language (ESL), considerato che ai miei occhi sembrano più orientati a considerare chi vive una medesima condizione; attenzione per le connessioni con i parlanti inglese come lingua madre (English as a native language, ENL) (Wikipedia);
  • inserimento della funzione condivisione «Translate to English» per agevolare chi non conoscendo la lingua italiana è interessato a leggere i miei post

Nel concludere voglio rilevare che, nonostante gli impedimenti sopra indicati, l’interazione nelle diverse forme, in change11 e in generale nei corsi precedenti è stata sempre altamente soddisfacente.

A questo punto non mi resta che ringraziare i

e tutti

  • facilitatori: Zoraini Wati Abas, Martin Weller, Allison Littlejohn, David Wiley, Tony Bates, Rory McGreal, Nancy White, Eric Duval, Jon Dron, Clark Aldrich, Clark Quinn,  Jan Herrington, Howard Rheingold, Valerie Irvine and Jillianne Code, Dave Snowden, Richard DeMillo, Ashwim Ram, Preetha Ram, and Hua Ali, Pierre Levy,Tom Reeves, Geetha Narayanan, Antonio Vantaggiato,
    Tony Hirst, Alec Couros, Marti Cleveland-Innes, Diana Laurillard, George Veletsianos, Bonnie Stewart, Terry Anderson.

Un forte abbraccio ai MOOCies.

# change11 – Parlando di ledearship

Non nascondo di aver faticato un po’ prima di riuscire a mettere a fuoco l’angolatura da cui osservare  il tema della leadership, argomento questo proposto all’attenzione dei corsisti di #change11 nella 30 (?) esima settimana.

Sono riuscita nell’intento solo dopo aver visionato e letto gran parte delle abbondanti risorse segnalate dalla facilitatrice  Marti Cleveland-Innes e solo dopo aver stabilito una relazione tra mito,parola in voga in #change11 nelle ultime settimane, e leadership. Ho quindi considerando i due termini  legandoli mediante preposizione ottenendo la formulazione seguente: il mito della leadership.  Si tratta di un’espressione che evoca l’immagine di una persona, una sorta di supereroe, dotata di particolari qualità che la rendono speciale e provvista di abilità straordinarie rispetto a quelle degli esseri umani normali.

L’escamotage si è rivelato utile sotto due punti di vista, da una parte mi ha permesso di contattare l’emozione negativa, l’insofferenza che provo nei confronti del/la Potere /classe dirigente che ha mostrato con una certa frequenza il volto dell’ egoista  di chi, cioè, persegue solo il proprio benessere, il proprio vantaggio senza curarsi degli altri; dall’altra mi ha aiutato a  portare alla luce la mia idea in fatto di leadership.

Le domande formulate dalla Marti Cleveland-Innes nella sua presentazione mi hanno facilitano nel processo che mira a evidenziare gli aspetti focali della questione,

  • chi ha bisogno di leadership?
  •  perché parlare di leadership?
  •  come viene definita la leadership?

su cui mi propongo di riflettere circoscrivendo l’analisi a quei orsi connettivisti di cui ho diretta esperienza.

Nel primo corso a cui ho aderito, PLENK 10, la leadership era incarnata da quattro persone, Downes, Siemens, Rita Kop, Cormier (?), mentre in CCK11 da due: Downes e Siemens. In change11 i leaders sono esperti in settori e campi specifici, sono orientati alla condivisione delle risorse e non  sembrano eccessivamente preoccupati di far conoscere il frutto del loro ingegno prima che esso abbia trovato esplicitazione in qualche pubblicazione,  libri o riviste che siano. Ne ho contati 36, un leader per ogni settimana di corso, come si evince dal programma MOOC schedule.
Mi sono interrogata sui fattori che possono aver indotto a operare cambiamenti in relazione alla leadership.  È plausibile che la distribuzione della leadership rifletta la necessità di stemperare responsabilità, distribuire compiti e incombenze, ma soprattutto tenga conto dei cambiamenti che le tecnologie di rete hanno esercitato sul significato e sulla declinazione dei concetti di potere e autorità?
E ancora «Se la pratica della leadership fosse concepita (anche) come un percorso che aiuta a scoprire aspirazioni, speranze e passioni; a prendere coscienza dei valori da perseguire;  a individuare impegni da prendere nella vita; o semplicemente a riflettere su se stessi (R.Boyatzis), vivremmo in un mondo più equo?»

#change11 – Creazione di senso

Sto perdendo colpi vuoi per stanchezza vuoi per la comparsa di segni di disaffezione che a livello temporale colloco ai tempi della conferenza indiana. La conseguenza per me è stata la perdita del ritmo con cui fino ad ora ho cercato di sostenere e interagire in questo generoso #change11.

Ciò non mi lascia indifferente, al contrario mi rattrista un po’ avendo l’impressione di non aver fatto il mio dovere fino in fondo. Talvolta penso che questo risultato sia imputabile al manifestarsi del perenne mutamento in cui sono coinvolta; talaltra sono assalita da fastidiosi pensieri:

  • la madre di tutti i Moocs, espressione coniata e usata da Siemens allorché annunciò l’avvio di change11, è forse vittima di se stessa?
  • La disaffezione che da più parti ho notato è forse ascrivibile ad una svista nella progettazione?
  • Cosa sarebbe successo se la successione dei facilitatori con le loro proposte avesse avuto una cadenza quindicinale?

Non mi rasserena l’affermazione secondo cui in un corso connettivista non si è tenuti a leggere e guardare tutto.

***

Oggi ho seguito in differita il discorso offerto da George Siemens sulla natura della creazione di senso e lo sviluppo di apprendimento analitico, argomento della 33 settimana. Qui ci sono le registrazioni:
Audio MP3
Registrazione Elluminate

In questa occasione il ricorso al testo della chat non mi ha aiutato. Meglio molto meglio le letture presentate sul qui e qui .

Cos’è la creazione di senso e perché è così importante?

È uno sforzo

“per creare ordine e dare un senso a posteriori di ciò che avviene” (Weick1993); è

“un motivato, continuo sforzo di capire le connessioni. . . al fine di anticipare le loro traiettorie ed agire con efficacia ” (Klein et al. 2006).

È importante perché si è in presenza di una frammentazione dei contenuti e perché l’interazione presenta problemi per gli educatori e studenti; è necessario riuscire a dare un senso a quello che sta succedendo, a sviluppare una visione coerente dei moltissimi argomenti che compongono per esempio un MOOC, sistema complesso, costituito da

“un insieme di attori diversi, che dinamicamente interagiscono l’un l’altro in un mare inondato di feedback”. (Miller e Page, 2007).

Creazione di senso e Analytics sono fra loro contrapposti? No,sostiene Siemens, sono fra loro collegati anche se con costrutti distinti (Schwandt 2005). entrambi riguardano processi, il primo coinvolge i processi di creazione di senso sociale, il secondo  l’apprendimento è un processo di realizzazione di connessione. Attraverso l’analisi si è in grado di tracciare le connessioni, di capire come si formano, la natura degli scambi tra le persone, e l’impatto di queste connessioni. I dati di sentieri che si creano nelle nostre interazioni quotidiane on-line e con gli altri costituiscono la base di analisi nell’apprendimento.



#change11 – Chi cerca trova

Fin dalle prime battute mi infastidisco leggendo «Un po ‘tardivamente, si introduce la 28 esima settimana, ospite Tony Hirst. »

Leggo il suo post  e il fastidio aumenta quando apprendo che nonostante avesse avuto parecchio tempo a disposizione davanti  a sé non ha preparato niente.

Volendo essere positiva, penso che l’ospite abbia scelto  un approccio un po’ disinvolto, un modo come un altro per entrare in contatto con un pubblico più o meno vasto con leggerezza.

Guardo la presentazione che lo stesso autore definisce incompleta chiedendomi perché mai  perdo il mio tempo così. Poiché sono testarda leggo fino in fondo. Il messaggio esemplifica chi, imbattendosi in #change11, risponde secondo l’interesse, la disponibilità, la voglia, il coinvolgimento. Tutto sommato la lezione che non mi dice granché.

Ma è sufficiente la decisione di esplorare il suo Bookmarks  per vedere sparire la delusione iniziale.

Elenco il bottino che mi ha tenuto impegnata per un bel po’ di tempo:
1. Rappresentazione grafica su Google.com – Ora in 3D
2. Cosa fare con sei anni di dati del corso?!?! aprendo un link approdo su Gephi  una visualizzazione interattiva e una piattaforma di esplorazione per tutti i tipi di reti e sistemi complessi, dinamici e grafici gerarchici. Mi viene in mente di aver già incontrato questo strumento in Lak12 settimana 27 febbraio – 4 marzo 2012.
3. BBC Four – Storia del cristianesimo,  La Gran Bretagna è ricca di luoghi sacri. Due grandi tradizioni che spiccano sono i menhir dei  siti megalitici e le belle cattedrali. Il più famoso di questi sono Stonehenge e la cattedrale di Glastonbury, ma ciò che li ha sollevato sopra il resto? E perché, in una laica Gran Bretagna, sono ancora speciale per noi? Mi fermo per vedere il video .
4. Word Cloud Generator – Jason Davies voglio sperimentare il nuovo tool  perciò uso come testo Massive open online course   come è definito  definito da Wikipedia

Soddisfatta, pongo fine al post,  prima però voglio ringraziare l’ospite  Tony Hirst per aver  condiviso il suo Bookmarks.

 

#change11 – Spigolature

È mia intenzione presentare, e talvolta commentare, l’insieme di notizie minute e sparse, raccolte leggendo il testo della chat dell’evento online che ha avuto luogo il 28 marzo; la sessione si è tenuta in Blackboard Collaborare, relatore Antonio Vantaggiato.

Seguo in differita la sessione e pur comprendendo in modo parziale ciò che avviene sono in grado di capire che si respira un’altra aria rispetto ad alcuni dei precedenti eventi: ho l’impressione che l’atmosfera sia effervescente, che dopo il temporale e i tuoni degli ultimi avvenimenti di cui si conservano tracce qui , qui e qui , l’aria si sia rasserenata e l’energia sia ritornata a scorrere con fluidità.

Mi concentro sulla trascrizione della chat, suggerendo la lettura dell’interessante presentazione di Antonio Vantaggiato di cui segnalo il link.

La persona è decisamente cordiale e simpatica perciò incuriosita e ben disposta esploro i siti in cui è possibile rintracciarlo: il suo blog; il suo giornale (Paper.li);  pagina twitter; progetto 

Spigolature

  1. Rosa Ojeda, ringrazia Antonio, per aver accettato di sostituirla nella settimana corrente. Si dice davvero dispiaciuta di aver declinato l’invito, ma non era in grado di essere pronta.
  2. S Downes accenna al fatto che a Delhi internet ha funzionato male. Collego l’informazione con quello di cui, in più occasioni, Giacomo, mio figlio, mentre si trovava a Pune per lavoro mi ha parlato relativo ai problemi incontrati non solo con la connessione internet ma anche con la rete elettrica che causava non poche interruzioni nel processo produttivo. (A proposito di realtà indiana).
  3. Il 28 marzo è il compleanno di Antonio perciò fioccano gli auguri dei convenuti.
  4. CogDog segnala il corso su cuisi è appena imbattuto: Phonar aperto sulla fotografia, link: http://phonar.covmedia.co.uk
  5. «Ovunque tu sia, la maggior parte delle persone intelligenti lavorano altrove», citazione di Joe Dillon cita Clay Shirky di Here Comes Everybody. È così che conosco conoscere C.Shirky .

  6. «Stiamo solo aspettando che Anya Kamenetz scriva MOOCs e ridefinisca cosa significa “guardare video» (Downes). Mi viene il mente la recensione del libro La Guide Edupunks di Anya Kamenetz letta nel blog di Downes.
  7. «I dittatori di connessioni (Facebook, ecc.)»  (Mark McGuire). È questa un’espressione mai sentita prima.
  8. Si parla di GIS, non sapendo di cosa si tratti controllo su wikipedia; la ricerca mi permette di arrivare al glossario del sistema informativo territoriale. Rimando ad altro momento l’esplorazione dei collegamenti esterni segnalati che mi sembrano interessanti.
  9. «Il m-learning ci ha fatto capire che l’apprendimento è il movimento, la vita e l’autonomia» ( Bernabe Soto).
  10. Il mio sito è il mio libro (Downes).
  11. Disponibilità delle registrazioni delle sessioni EdgeX (Stephen, George, etc) degne di essere ascoltate: http://goo.gl/CvP5B~~HEAD=NNS (Mark McGuire).

Riconoscendo di avere  ancora del lavoro da fare sulle mie capacità di ascolto in lingua inglese, sono consapevole che la partecipazione alla sessione online non è molto efficace per me, tuttavia esprimo la soddisfazione per aver colto  e condiviso notizie minute e sparse ma ugualmente interessanti e significative.

Non è forse vero che la terza lettera di MOOC sta per open/aperto?

Per comprendere pienamente  la domanda si veda l’articolo di Downes L’educazione come piattaforma: l’esperienza MOOC e cosa possiamo fare per renderlo migliore.