#Rhizo14 – L ‘imbroglio come apprendimento. Un esempio.

Nel redigere il post che segue mi propongo di fornire una breve presentazione del nuovo corso a cui ho deciso di partecipare, di esplicitare il motivo per cui ho compiuto la scelta; di presentare le cose da fare nel corso della prima settimana; e, infine, di esprimere il mio punto di vista.

Il corso, Rhizomatic Learning – The community is the curriculum, la cui abbreviazione è #Rhizo 14 , è un MOOC proposto da colui che ha coniato il  termine nel 2008: Dave Cormier dell’Università di Prince Edward Island. Ha preso avvio il 14 gennaio 2014;  si snoderà nell’arco di sei settimane; si tiene su P2PU (Peer to Peer University); si può rintracciare su Facebook, Rhizo14 Fb group;  su Twitter,  ##rhizo14 hashtag ;  su Google c’è una google + community; altri spazi: blogs personali.

Sono alla ricerca costante di cibo, di nutrimento per la mente e per lo spirito, nel tempo ho maturato la convinzione, grazie all’esperienza acquisita, che questo particolare alimento si trova con maggiore probabilità se si appartiene ad una comunità.

L’agenda della prima settimana prevede:

primasfida

Ritenendo superflua una mia presentazione, rintracciabile sul blog, mi focalizzo sulla prima sfida «L’imbroglio come arma».

Per la chiarificazione dei termini, che mi aiuta a svolgere il ragionamento, mi avvalgo del dizionario Sabatini Colletti online (Corriere della Sera) per barare e del vocabolario online Treccani per arma e, al contempo, m’interrogo:

a) perché barare? b) l’imbroglio può diventare un’arma?

Si bara, s’ imbroglia, s’ inganna, non rispettando le regole di un gioco, in vista di un guadagno, di un vantaggio.

L’imbroglio può essere usato sia come mezzo materiale di offesa, sia di difesa, per esempio, quando è usato per smascherare la presunzione delle diverse espressioni del potere e/o per sollecitare e stimolare l’esercizio, la pratica del senso critico.

Ricavo un esempio significativo dall’articolo «Come ho fregato tg, politici e giornali con qualche riga su Wikipedia» comparso su Wired.it del 15 gennaio 2014.

Numerosi interventi di commento all’articolo pongono l’accento sull’effetto negativo dell’iniziativa compiuta da «Il genio falsario di Wikipedia» (il Fatto Quotidiano online, pagina abbonati, 16 gennaio).  In estrema sintesi, si sostiene che il suo esperimento, comporta la squalifica e la validità di Wikipedia, minacciandone così l’attendibilità.

Quale è il rovescio della medaglia? Nella sua valenza positiva l’esperimento testimonia la necessità di prestare la massima attenzione alla citazione delle fonti da cui provengono le informazioni contenute negli articoli, ciò al fine di un sempre auspicabile controllo dei dati. Sempre più necessarie risultano le abilità critiche  .

#etmooc #ltis13 Mappa: sorveglianza, intercettazioni, attacchi mirati

Propongo una mappa su  un tema quanto mai attuale come si evince dagli articoli di oggi pubblicati da

sorveglianza

Cliccare su «Sorveglianza intercettazioni e attacchi mirati» per accedere alla mappa.

Anche per questa mappa sono partita dalla lezione su cyberspazio di radio3scienza, integrando con altre risorse di cui viene fornito l’URL.

Ho incominciato a leggere, partendo dal Glossario, l’ebook Autistici & Inventati 10 anni di hacking e mediattivismo a cura di Laura Beritelli

Kaos

 

È interessante.

 

 

 

#etmooc. ASC: apertura, sorveglianza, controllo.

La data dell’ultimo post rivela che è saltata la cadenza settimanale con cui sono solita pubblicare un articolo; mi sono lasciata distrarre da quanto è accaduto e sta accadendo in Italia, non solo a livello politico; cercando risposte ho tentato di trovare collegamenti tra The Open Movement, di cui ho parlato qui, e M5S.

Al momento non sono approdata a un risultato convincente dato che molte cose mi sfuggono, altre non conosco e/o non comprendo, trovando complessa l’individuazione di fonti affidabili.

Partendo da una risorsa reperita su Diigo, gruppo #etmooc, mi sono imbattuta su due post che ho letto volentieri:

  1. (etmooc) On openness and panopticism / sull’apertura e sul panottismo
  2. Foucault and social media: life in a virtual panopticon, Foucault e social media: vita in un panopticon virtuale.

Del primo mi ha colpito la descrizione dedicata alle emozioni generate dall’apertura in materia d’insegnamento.

Inizialmente, dice l’autrice,  è apprensione e un po ‘di paura; alla reticenza iniziale, dopo l’esperienza diretta come partecipante a #etmooc è subentrata  una visione più serena che ha permesso di intravedere i vantaggi dell’apertura.

La paura, aggiunge, non è legata al fatto di trovarsi di fronte a una telecamera o al pensiero che la propria voce si perda nel resto del mondo, né a quello collegato alla possibilità di parlare nel vuoto con la consapevolezza che molte persone (o nessuno) potrebbero essere in ascolto.

C’è il pensiero di essere guardato, osservato, in ogni momento, da chiunque, ma soprattutto, da coloro che potrebbero avere un’influenza significativa sul proprio futuro.

Naturale è stato, aggiunge l’autrice,  il collegamento a Foucault e alla teoria sociale sviluppata nel suo libro Sorvegliare e punire.

Del secondo post mi ha colpito l’opinione dell’autore per il quale alcune intuizioni del filosofo Foucault possono aiutare a chiarire come i social media colpiscono gli utenti a livello psicologico;  i suoi studi sul condizionamento sociale e sulla formazione dell’identità in rapporto al potere sono applicabili a vita online, in cui fondamentale è il ruolo assunto dalla condivisione di contenuti che non è uno scambio di informazioni neutrale. I fruitori dei social media, infatti, sono ad un tempo guardie e prigionieri, guardano e implicitamente giudicano come gli altri condividono i contenuti.

Arrivando a integrare fra loro ciò che avevo compreso di Discipline & Punish: The Birth of the Prison (Foucault, Michel) The Control Revolution: Technological and Economic Origins of the Information Society (Beniger, James), di cui ho riferito nel mio articolo intitolato Itinerario nell’automazione, ho capito, non senza una certa inquietudine e ansia, che l’apertura, nello spettro più ampio, può comportare una dose di aggressività e di violenza.

Il tweet di cui fornisco uno screenshot ne è un esempio

operazione fiato sul collo

Gli ingredienti:

  • un contenuto condiviso da una neo deputata del M5S
  • descrizione dello svolgimento di un’azione (fiato sul collo = un controllo insistente esercitato in modo assillante e oppressivo)
  • in merito a #opencamera l’hashtag ideato da Andrea Sarubbi per raccontare con un live-tweeting ciò che accade durante le sedute
  • sorveglianti/e, sorvegliati/e
  • tecnologie e controllo

 

Stando così le cose c’è da sperare che la consapevolezza del pericolo insito nella situazione contribuisca a fare compiere un salto qualitativo nella mente (e nel cuore) della gente.

 

 

#ETMOOC, Tempo di sorprese

Intenzionata a riproporre il primo post, 8 marzo 2010, di questo mio blog, costituito da un video e dal testo della canzone Povera Patria di Franco Battiato (1991), con l’intento di portare l’attenzione sulle vicende italiane del momento, sono andata a recuperare il link dell’articolo trovandovi una sorpresa; eccola.

censura

video qui

Mi sono chiarita le idee in merito a EMI recuperando su Wikipedia qualche informazione; ho trovato particolarmente gustosa la storia dell’etichetta His Master’s Voice (HMV) in Italia nota come La voce del padrone e del suo marchio che «rappresenta un Jack Russell Terrier intento ad ascoltare i suoni che provengono dalla tromba di un grammofono». Qui ho trovato la spiegazione del rapporto tra Battiato e La voce del padrone.

Nonostante sia migliorabile, secondo quanto si evince dalla discussione, la voce intitolata Rapporto tra musica e informatica inanella una serie di elementi, corrispondenti ad altrettanti comportamenti, che mostrano come Internet sia occasione e palestra di modi d’agire e d’interagire orientati allo scambio legale di materiale. «Ad esempio esiste un Progetto Mutopia che cerca di fare per la musica quello che il Progetto Gutenberg fa per le opere letterarie (ovvero catalogare una serie di spartiti musicali di pubblico dominio accessibili a tutti). Esistono inoltre siti come Jamendo che permettono di ascoltare e scaricare musica rilasciata con licenze libere

La sorte vuole che Battiato, ora assessore al Turismo della Regione Sicilia, si trovi a dare la propria approvazione entusiastica al modello siciliano: patto Pd-M5S, Roma come Palermo; “partito dell’alleanza” fra grillini e democratici.

Come definire quanto apparso sul L’Huffington Post di oggi «Risultati elezioni 2013, adesso il risultato di Beppe Grillo entusiasma Goldman Sachs. M5S potrebbe servire all’Europa a lasciare l’austerity»? Una sorpresa? una speranza?

E ora Monti che dirà?

#change11 #oped12, #CFHE12… Un ossimoro

Seguendo la segnalazione contenuta nella  OLDaily del 7/12/2012 tento di accedere a quella che ritengo possa essere una risorsa per il mio quotidiano apprendimento, ignara della spiacevole sorpresa che mi attende.

Go away

http://iconnectdots.com/go-away

Debbo pensare che il sito mi sia precluso in quanto italiana?

Sono sgomenta.

 

 

#change11 – A proposito di apprendimento e cambiamento

Dopo aver sfogliato il gruppo Flickr “Citazioni famose a proposito di apprendimento e cambiamento” come richiesto dalle attività suggerite da Alec Couros  mi sono attivata per dare  vita e corpo alla mia idea.

L’immagine può essere vista anche  qui e nel mio album su Flickr.

Il pozzo è l’immagine della natura dell’uomo che, per sé e per chi gli si avvicina, può essere risorsa, sorgente, possibilità di soddisfacimento della sete di sapere, conoscere, comprendere., insegnare…

Può accadere che trascurando di coltivarsi, non utilizzando e non valorizzando i propri talenti, nella sua vita si dedichi ad attività meschine e improprie. Degradandosi non potrà essere accostato da nessuno.

Può anche accadere che un uomo capace sia misconosciuto, ciò è un vero peccato giacché le sue ricchezze vanno sprecate.

Esiste un’ulteriore possibilità, quella che vede il riconoscimento dei meriti, delle qualità di un uomo che non ha trascurato di coltivarsi interiormente e culturalmente. Il suo pensiero, le sue parole costituiscono alimento certo per le persone che gli si avvicinano.

Nel tempo dell’abbondanza Internet e la Rete sono la realtà in cui un individuo interagisce, si forma e cresce, ciò comporta la necessità d’avere una piena padronanza della propria identità digitale che è

  • mezzo di emancipazione,
  • una componente critica per consentire la partecipazione nella società globalizzata della conoscenza,
  • l’ingrediente da utilizzare per stabilire una rete di contatti o per interagire con altre persone in modo digitale.

 

#change11, Dalla ricerca educativa al fattore d’impatto

L’argomento di questa settimana, la 23esima di Change11, verte  sulla  ricerca educativa; nell’affrontare il tema il facilitatore Tom Reeves ha presentato alcune idee sulla ricerca progettuale  educativa che a suo dire  offre una valida alternativa ai tradizionali approcci di ricerca. Ha espresso la convinzione che qualora  fosse maggiormente adottata avrebbe  ripercussioni benefiche sui risultati.

Ritengo utile, in quanto significativa, riportare la diapositiva che ho estrapolato dalla presentazione realizzata dal facilitatore; vi compare l’elenco dei criteri chiave della progettazione basata sulla ricerca:

diapositiva tratta da Educational Technology that Matters to Practitioners: The Promise of Educational Design Research

Un’altra convinzione del docente  è che i  tempi siano maturi per una collaborazione fra i ricercatori e gli operatori scolastici in approcci più efficaci ai fini della  risoluzione dei problemi educativi.

Pur dichiarandomi sostanzialmente d’accordo con l’affermazione non posso scordare che anche altri  fattori  concorrono alla soluzione dei bisogni formativi; ne ho parlato qui.

A sollecitare la mia attenzione sono state, fra le altre cose, le indicazione relative alle attività proposte  che fanno uso di un’espressione – fattore d’impatto – di cui ho solo intuito il significato, ma aspirando a una chiarezza di idee mi  sono attivata  per colmare lo scarto cognitivo.

Qui ho trovo la sua definizione, si tratta di un indicatore per misurare l’autorevolezza, la popolarità, l’influenza di una rivista; alternativo al fattore di impatto è  il H index  che si può misurare ne i database citazionali (Google Scholar accesso libero).

la mappa realizzata con WikiMindMap, rappresenta l’articolazione di elementi connessi al fattore d’impatto

Alla conclusione di queste note su

  • ricerca educativa
  •  fattore d’impatto

non posso operare un collegamente fra quanto fino ad ora esposto e  la delusione espressa da G.Siemens  qui   in riferimento al mancato incarico dovuto a

  What I haven’t done as much of, however, is publish in traditional journals and texts. I haven’t really seen the need, to be honest…

L’episodio rappresenta, a mio avviso, l’anacronismo e la cecità di alcune norme e di coloro che le applicano pedissequamente.

Come non considerare, infatti l’impatto di internet che rende disponibile documenti di lavoro non inseriti in riviste specifiche  e dei motori di ricerca che facilitano  le citazioni degli articoli perché facilmente raggiungibili in rete e che sfuggono all’universo monitorato ai fini del fattore d’impatto ?

 

 

#change11 – cck12 Stabilire relazioni

Da quando il giorno 26 gennaio u.s. ho inserito un post, Difendere il diritto all’informazione, col quale annunciavo di aver firmato la petizione contro ACTA il bavaglio mondiale ad internet è accaduto un fatto curioso anzi ne sono accaduti due:

  1. sono comparsi commenti sospetti
  2. sono incorsa nell’ incidente di cui ho riferito qui.

È pensabile che ci sia una relazione fra gli eventi?

Non fatico a crederlo.

Un aspetto positivo tuttavia è emerso: ora ho maturato la decisione di eliminare qualsiasi commento o presuto tale qualora

  1. sia sprovvisto di URL  personale (blog e home page)
  2. sia sprovvisto del nome o un soprannome sensibile
  3. qualcosa faccia pensare  che il commento sia spam
  4. siano presenti espressioni scortesi.

Concludo esprimendo la speranza che «il senso di responsabilità ispiri le azioni sia nella vita reale che in quella digitale nella consapevolezza che le scelte operate esercitano un impatto sulla vita personale e sull’intersocialità .»

 

#change11 Sulla conoscenza

Letture balsamiche dagli effetti rinfrescanti e salutari quelle recepite nel corso della  diciassettesima settimana di #change11, facilitatore Dave Snowden.
Vi ho trovato risposte a domande rimaste per lungo tempo in sospeso e, nel contempo, ho ricevuto stimoli per nuove indagini e  input  per ulteriori approfondimenti.

Le scoperte più attraenti riguardano:

a) il quadro concettuale Cynefin utilizzato per descrivere i problemi,  situazioni e sistemi;

b) regole base del trasferimento della conoscenza;

c) inchiesta narrativa;

d) sensemaking;

fonte immagine: Wikipedia

A sviluppare  il  quadro Cynefin un’applicazione pratica della teoria della complessità alla scienza di gestione è  Snowden ricercatore nel campo della gestione della conoscenza,  esperto di conoscenza tacita. Il modello fornisce una tipologia di contesti che guida che tipo di spiegazioni e / o soluzioni possono essere applicati.

I principi del trasferimento della conoscenza:

  • La conoscenza non può che essere volontaria, non può essere arruolata.
  • La gente sa sempre più di quello che può dire e può dire più di quello che può scrivere.
  • Solo le persone sanno quello che devono sapere quando hanno bisogno di saperlo.
Come non riconoscere nei corsi connettivisti un contesto del quarto tipo di dominio quale è descritto nel  modello sopra indicato?  Riferisce un contesto Caotico, nel quale non vi è alcuna relazione tra causa ed effetto a livello di sistemi, l’approccio è quello di Agire – Sentire /percepire – Rispondere; si può scoprire una  pratica originale, sconosciuta.
Come non riconoscere affinità / somiglianze fra i principi di tasferimento della conoscenza e le attività su cui si basa un corso connettivista?
Nuove tessere hanno trovato la loro giusta collocazione ed io avverto un senso di intima soddisfazione e di appagamento.
C’è una marea nelle cose degli uomini che, colta al flusso, mena alla fortuna; negletta, tutto il viaggio della vita s’incaglia su fondali di miserie.
                                                                                                            [ Shakespeare, Giulio Cesare]

Riflessioni e quesiti su «codice codifica complessità»

Confesso di aver temuto e storto il naso di fronte all’argomento proposto, ritenenendolo ingiustamente privo di fascino, rispondendo in questo ad un riflesso condizionato; a conclusione della lettura e delle attività  connesse ammetto che il tema è tutt’altro che poco stimolante.

Ora posso dire di

  • aver l’idea di cosa sia codifica
  • conoscere il significato dell’acronimo UTF-8 ((Unicode Transformation Format, 8 bit)
  • sapere come si visualizza la codifica caratteri di Mozilla Firefox
  • cogliere differenze fra codifiche

Attività  svolte

Ho realizzato due screenshot per il post Codice Codifica Complessità ,

a) codifica Unicode UTF-8;

b) codifica ISO 8859-1

Ho realizzato due screenshot per la pagina di Wikipedia relativa a Unicode, porzione di colonna a sinistra (lingue) e di testo della colonna centrale:

a) codifica UTF-8

b) codifica ISO 8859-1

il segno giallo del pennarello evidenzia delle anomalie

Inseguendo una mia idea ho voluto verificare quale tipo di codifica usano due quotidiani online: La Repubblica.it e Il foglio.it; ho realizzato uno screenshot che ritrae la sorgente di un articolo de la Repubblica.it (quotidiano fondato nel 1976) ed evidenziato la codifica: UTF-8

Ho eseguito la stessa operazione individuando la sorgente di un articolo de Il foglio.it (quotidiano fondato nel 1996) ed evidenziato la codifica: ISO 8859-1

Ho esteso il procedimento ad altri quotidiani online:

  1. il Manifesto
  2. la Stampa
  3. l’Unità
  4. il Resto del Carlino
  5. The Guardian
  6. New York Times
  7. il Corriere della sera

ottenendo il seguente risultato: tutti i quotidiani usano la codifica UTF-8 fatta eccezione per il Corriere della Sera che usa la codifica ISO 8859-1

Considerato che  UTF-8 al momento attuale rappresenta lo stadio più avanzato del processo avviato verso la creazione di una codifica universale e, ammesso che la mia comprensione sia corretta, si fanno strada alcune domande:

  •  da cosa può dipendere la scelta di una codifica piuttosto di un’altra?
  •  è lecito ricavare informazioni  su sensibilità, apertura, propensione ad incontare/comprendere il diverso/l’altro sulla base della codifica?